Il mio primo romanzo.
La seconda indagine del commissario Bonelli
Nove amici riuniti in una villa sulla riviera ligure per ritrovare il cameratismo dei tempi dell’università. L’allegra rimpatriata è soltanto una messa in scena, però, e l’omicidio di uno dei protagonisti porta alla luce i veri motivi che sono alla base dell’incontro.
Il commissario Bonelli si trova così catapultato in una spirale di intrighi e menzogne che complicano un caso già di per sé difficile, con un piano che prevede il delitto perfetto.
Bonelli non delude il lettore neanche questa volta e un incontro, forse importante, non scalfisce la grinta e l’intuito che lo hanno caratterizzato ne Le tessere mancanti.
L'idea
Premetto che ho sempre aborrito le rimpatriate ad anni e anni di distanza, quelle che sono state tanto in voga agli albori di Facebook (e forse lo sono ancora…)
Chi di noi non ha ricevuto un invito, da una compagna o da un compagno delle superiori o dell’università, con la proposta entusiastica di ritrovarsi tutti in pizzeria o al ristorante per un tuffo nel passato oppure, più cinicamente, per mettere in tavola quello che siamo riusciti a fare delle nostre vite?
Ho sempre rifiutato, convinta come sono che il passato vada lasciato nei ricordi e che la Manuela di oggi pensa, fa e dice cose diverse dalla studentessa che è stata.
Poi, una sera, mi è capitato di partecipare a una cena dove ho incontrato degli amici che non vedevo da anni.
L’atmosfera era allegra, frizzante, affettuosa: una scenario perfetto per una commedia brillante, insomma, ma la giallista che è in me e che è sempre in agguato ha rimuginato sul fatto che, come me, anche loro erano cambiati e non parlo (o almeno non solo) dell’aspetto fisico.
Ed è così che è nata l’idea di riunire, in una villa sulla riviera ligure, degli ex-compagni di università, cambiati assai di più di me e dei miei vecchi amici, e non certo per il meglio.
Il titolo
Già dai primi capitoli si intuisce che la riunione ha premesse e fini diversi da quelli dichiarati, tant’è vero che, poco prima di incontrare gli ospiti, la padrona di casa esorta il marito con un rassegnato: “Scendiamo, allora. Su il sipario e diamo inizio alla recita”.
E, subito dopo averle scritte, ho deciso che quelle tre parole – Su il sipario – sarebbero state il titolo che avrei proposto al mio editore.
Gli ingredienti della finzione teatrale ci sono tutti: una commedia brillante che finisce in tragedia, oscuri copioni che dettano le mosse dei protagonisti, falsità e intrighi mascherati dietro alla facciata dell’amicizia.
Perfino l’ambientazione – il lusso e la raffinatezza di una villa Liberty – è solo un fondale di cartapesta, che può dissolversi da un momento all’altro.
Note e curiosità
Come Le tessere mancanti, anche Su il sipario è un “giallo classico”, in cui l’intreccio investigativo costituisce il fulcro della storia, anche se non manca qualche divagazione, comprese delle brevi incursioni nella vita privata di Bonelli che – dopo l’arresto seguito all’abbandono della moglie – ha ripreso lentamente a fluire.
Matteo Ferrari – il famoso e affascinante giallista de Le tessere mancanti – appare in questo sequel solo in qualche cammeo, ma Bonelli dovrà comunque fare i conti con una agguerrita cronista di nera, disposta anche a mentire pur di assicurarsi uno scoop.
Un dettaglio davvero strano: questo sequel ha lo stesso identico numero di pagine del libro precedente, cioè 341.
Ho letto che Camilleri segue delle regole precise nella sua scrittura: ogni romanzo di Montalbano è composto da diciotto capitoli e ogni capitolo è di dieci pagine (sul PC, in formato A4; nel libro sono molte di più).
Vorrei poter dire che anch’io mi sono creata un mio schema personale, ma in realtà si è trattato di un puro caso, di una coincidenza che mi piace considerare di buon augurio.