Le tessere mancanti

Il mio primo romanzo.

Un giallo ambientato nei quartieri alti di Genova.

Le tessere mancanti racconta, con uno stile a tratti venato dal ruvido umorismo del protagonista, una storia di delitti e suicidi ambientata tra i quartieri alti e i vicoli di Genova.
L’omicidio di una famosa psicanalista rivela ombre inquietanti dietro ad alcuni dei personaggi più in vista della città. Il commissario Bonelli dovrà risolvere il caso, aiutato - ma anche intralciato - da un affascinante scrittore di gialli, la cui intrusione innesca una sfida che mette in luce la grinta professionale del commissario, ma anche le sue insicurezze personali.
Le indagini portano alla luce un groviglio di segreti e peccati che non risparmia neanche la vittima e che, in un gioco di specchi tra passato e presente, dà vita a un intreccio ricco di colpi di scena.

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L'inizio del viaggio

L’approdo al giallo ha segnato un cambiamento non solo nel genere delle mie storie, ma anche nel mio approccio alla scrittura. Sono un’istintiva e, volendo rapportare la mia scrittura ai miei viaggi, si potrebbe dire che, finora, mi ero limitata a stabilire il punto di partenza e quello di arrivo, aggiungendo qualche appunto sulle tappe intermedie, ma lasciandomi aperta la strada per raggiungerle.

Per “Le tessere mancanti” è stato diverso. L’intreccio di un giallo è un gioco d’incastri che, prima di essere messo in pratica dall’assassino e risolto dall’investigatore, deve essere architettato dallo scrittore. Alla fine, ogni filo lasciato sciolto tra le pagine deve intessersi nel resto della trama con coerenza e credibilità, senza improbabili miracoli d’intuito o approssimazioni. Un compito che lascia poco spazio all’improvvisazione.

Così, prima di partire, mi sono buttata giù un itinerario dettagliato, che ho poi seguito senza deroghe dalla partenza all’arrivo.
Un viaggio meno emozionante, quindi?
No, affatto, perché l’avventura è cominciata già dalla preparazione dell’itinerario; o della scaletta, volendo abbandonare la metafora per tornare alla scrittura.

Sono partita dai punti base dell’intreccio e poi ho lavorato a ritroso per seminare indizi e depistaggi, colpi di scena e possibili colpevoli. Un lavoro che lascia ampio spazio alla fantasia.

Il percorso

Ho iniziato la stesura del mio primo giallo con l’entusiasmo con cui affronto tutte le cose nuove. È stato un piacere e una sfida trasformare l’asettica scaletta in una storia popolata da tanti personaggi eterogenei, ciascuno con una propria voce e una propria personalità; incorniciare ogni scena, come un quadro, in un vicolo e in un paesaggio; dosare la suspense e le rivelazioni.

E devo ammettere che, durante il percorso, non è mancato qualche brusco cambiamento di rotta. Nell’idea originale, il protagonista del libro avrebbe dovuto essere Matteo Ferrari, il famoso e affascinante scrittore di gialli, che – per esigenze di plot – arriva nella storia solo al dodicesimo capitolo. A quel punto, però, io mi ero affezionata al commissario Bonelli – burbero e un po’ sfigato – e così ho lasciato lui al comando e lo scrittore in seconda battuta, inventandomi una sfida tra il pavone e il segugio (come la chiama Bonelli), della quale non anticipo l’esito.

Il titolo

Il titolo Le tessere mancanti fa riferimento a degli elementi che sono sotto gli occhi del lettore fin dall’inizio del romanzo. Quello che sfugge è un loro possibile incastro col resto della trama.

La prima tessera appare nel Prologo: è una ragazza che si suicida gettandosi dal quarto piano per poi sparire dalla scena e, apparentemente, dal libro.
Leggi la sua fulminea apparizione

La seconda tessera s’insinua a intermittenza tra i capitolo sotto forma di una donna non meglio identificata, con un passato chiaramente traumatico, che dà al giallo qualche pennellata di thriller.
Leggi uno dei suoi passaggi

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