Sono fiorentina e, forse, amo tanto viaggiare perché so che la mia Firenze è sempre lì che mi aspetta. Ho alle spalle una vita metropolitana e un lavoro impegnativo in un’azienda internazionale che mi ha portata a conoscere culture e Paesi diversi. Adesso viaggio solo per piacere, con mio marito a fianco e la macchina fotografica a tracolla. Leggo e scrivo nella quiete delle colline toscane.
Io e la scrittura
Fin da bambina, ho affidato alla scrittura le mie emozioni più forti, quelle belle e quelle brutte. Scrivevo e poi – dopo un giorno o dopo un mese – strappavo i fogli dal quaderno: per paura che qualcuno li leggesse e, probabilmente, anche per un intimo riserbo che mi spingeva a non lasciarne traccia.
Dalle pagine strappate al primo romanzo
A poco a poco, ho imparato a raccontarmi sotto forma di metafore. È così che sono nati i miei primi racconti: pezzi brevi, raramente scritti in prima persona, spesso con personaggi che non mi assomigliavano per niente. Eppure, dentro a ognuno di quei racconti c’ero io, con tutte le mie contraddizioni.
La svolta in giallo
Ho iniziato e finito un paio di romanzi prima che il giallo mi trovasse, staccandomi da me stessa e dalla vita reale. E adesso che ci sono arrivata, so che è stato un approdo naturale, visto che il giallo mi piace da sempre anche come lettrice: dopotutto, già da ragazzina divoravo i libri di Agatha Christie, affascinata dai personaggi e dagli intrecci delle sue storie.
Genova, la mia seconda pelle
In questa alchimia, un certo peso l’ha avuto anche Genova. Che non è, per me, solo una delle tante città che ho visitato. È una città ondivaga, scontrosa, che si ritrae al primo accenno d’invadenza. Io posso dire di averla vissuta, in parte. L’ho abitata anche senza abitarci. Per questo il mio romanzo è ambientato a Genova, una città che – pur non essendo Firenze – mi fa sentire a casa. Una città che – proprio non essendo Firenze – ha la distanza necessaria per essere la quinta di una storia.